11 lug 2010

Soluzioni complesse per problemi semplici, qual è la fermata giusta?

11/07/2010




Questo post nasce in realtà come commento di risposta a questo post di Alberto Cottica nel suo blog, sull'argomento "ultimo barcamp" e come proseguimento alla discussione avviata in battello prima e dopo il barcamp di Venezia.

Condivido l'approccio ad andare a fondo nelle cose, nella ricerca del dettaglio, di non fermarsi alla superficie, del sacrificio, dedizione e studio necessarie per ottenere risultati di rilievo, tuttavia scrivo questo post per zelo, per cercare io stesso di non essere poi superficiale e banale, costretto ad esserlo da un commento, anche se non è detto che anche il post mio non lo sia, ma ci provo.
"Dispongo di una meravigliosa dimostrazione di questo teorema, che non può essere contenuta nel margine troppo stretto della pagina", così scriveva Fermat un pò serio  e un pò probabilmente burlandosi dei vari matematici dell'epoca in merito alla dimostrazione della sua congettura matematica, molto semplice nell'enunciazione ,   
    con n > 2
dove per n=2 si riduce al ben famoso Teorema di Pitagora.

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Questa frase di Fermat è la prima cosa che mi è venuta in mente alle riflessioni del post "ultimo barcamp", in pratica se i barcamp sono un surrogato condensato delle conferenze e spesso rimangono a un livello superficiale e non scendono in dettaglio, lo stesso ragionamento vale per post e soprattutto commenti rispetto alle ricerche e saggi scientifici o tecnici ben argomentati.
Se consideriamo i post e commenti, anche nella loro sinteticità, semplicità o anche banalità utili nell'ecosistema dello scambio del flusso di informazioni e della conoscenza in generale su Internet, puntando l'attenzione soprattutto nel processo di scambio delle informazioni che post e commenti realizzano piuttosto che in analisi accurate, allora stiamo iniziando a guardare queste cose da un'altra angolazione e in genere fa sempre bene farlo.

Per questo  i barcamp (ma potremmo chiamarli ignite, ost, forum sociali, agorà o peripato come li chiamavano gli antichi greci, o peeripato come piace chiamarli a me) se accostati come processi di confronto e scambio come è avvenuto per post e commenti nel flusso conoscitivo hanno avuto e probabilmente avranno il loro perchè di esistere, magari ciò che cambiano saranno le aspettative individuali di ognuno rispetto a quello che ci si aspetta da essi, a mutare.

Ma cerchiamo di non allungare il brodo e andiamo al dunque ....

Il nodo centrale della questione a mio avviso sono il confronto tra competenze verticali e specialistiche (proprie dei convegni e dei superesperti che vi si possono trovare) e competenze orizzontali in cui non sono presenti competenze specialistiche ma una visione d'insieme, olistica del tutto o quasi, che a volte sconfina magari in saggezza o misticismo, ma che comunque in genere apporta nuovi elementi di analisi nel sistema. Nelle non conferenze, barcamp o affini, il confronto e lo scambio crossover di esperienza, che simula i processi di contaminazione delle informazioni in natura si basa soprattutto su questa seconda componente.

"Annusarsi" a livello empatico è importante anche nei gruppi di lavoro, perchè non basta capire di avere a che fare con persone skillate e competenti di una materia, occorre che queste trasmettano una naturale empatia, per cui dare spazio a questo aspetto di per se non è sbagliato.

L'esempio della conferenza del 1987 del Santà Fè è molto calzante, ed in effetti in quel caso si è raggiunto un elevatissimo mix tra competenze verticali e specialistiche di fisici ed economisti e matematici, e competenze orizzontali, comunque sulla metrica e sul linguaggio comune della matematica che si era sviluppata nei primi decenni del secolo; per cui quella conferenza ha semplicemente evidenziato le potenzialità del confronto tra competenze verticali ed orizzontali quando ben mashate.

Non sempre e non tutti sono in grado di confrontarsi su un linguaggio matematico così elevato, sebbene è evidente che porti a grandi risultati, ma probabilmente è possibile che anche l'outsider o l'uomo della strada in certi particolari situazioni possa apportare quel quid che fa ruotare di 180 gradi la prospettiva da cui si guardano le cose.

2 esempi potrebbero essere:

1940, immaginiamo di essere ad una riunione del Progetto Manatthan, Fermi, Oppenheimer , Einstein, sotto la supervisione  di Von Neumann, la più alta concentrazione di premi Nobel della storia probabilmente che fanno ore e ore di discussioni iperspecialistiche sul momento angolare atomico della fissione dell'atomo, ed altri calcoli complicatissimi, si gettano le basi per l'invenzione del calcolatore elettronico ed altre mirabolanti scoperte a partire dalla fissione nucleare. Piccolo particolare non c'è nessuno dall'altra parte che dice, signori vi rendete conto che questa roba potrebbe distruggere una città o forse il pianeta e il genere umano?

Grandi menti, iperpreparate avevano perso di vista questo dettaglio, per opportunismo, gloria scientifica, superficialità, cinismo, questo non possiamo saperlo, ma è successo ed Einstein in colpa a vita per quello che indirettamente aveva contribuito a generare disse, che la stupidità umana era infinita e che potendo rinascere avrebbe voluto fare l'idraulico.

1973 convegno - incontro dei Chicago Boys farciti di premi Nobel, si discute di equazioni finanziarie complicate, di economia, finanza, Milton Freedman e seguaci hanno il quadro della situazione sotto controllo e la ricetta pronta dell'economia solida e robusta. Piccolo particolare, il laboratorio di attuazione che doveva essere il Cile e il Sudamerica in genere, non doveva essere molto gradito alle popolazioni che probabilmente avrebbero voluto confrontarsi su  un'altra ricetta economica.

Che dire, è quando avvengono situazioni del genere che penso che il premio Nobel derivi da un capitale realizzato sulla dinamite, seppure nata per scopi prevalentemente civili. :-)


E gli esempi potrebbero essere innumerevoli, in breve è si necessario avere un confronto iperspecialistico, confrontarsi per ore, giorni, ma anche anni dico io, ma la visione deve poi essere ampia ed allargata ad un'ecosistema più ampio, che abbia come punto di arrivo, il benessere di questo ecosistema nel suo intero e non di una sua parte, limitata e piccola a danno dell'altra.
Per questo è importante sia l'approccio specialistico nella soluzione dei problemi (fisici, economico, sociali), ma è altrettanto importante non perdere il terreno con la realtà, con i bisogni sociali, la soluzione dei problemi non può essere vincolata in un dominio ristretto che avvantaggia pochi o una parte dell'ecosistema, ma deve estendersi ad una soluzione che possa essere il più estesa possibile allo stesso.
Nella matematica una soluzione del genere si definirebbe "elegante" ed in genere le soluzioni eleganti sono quelle amate dai matematici.

Sicuramente sono da bandire sempre in ogni discussione o confronto tra umani, approcci istrionici, superficiali, saccenti, come possono esserci in barcamp o in meeting affini,  ma è anche il prezzo da pagare per allargare lo spettro delle soluzioni possibili, che generalmente non emergono nei convegni iperspecialistici.

I due  episodi di cui sopra,  che vedono coinvolti fisici nel primo caso ed economisti nel secondo, sembrano separati e distinti ma in realtà sono molto collegati, entrambe queste figure sono poi presenti nella conferenza del 1987, sperando che a questa tornata possano aver fatto meglio in termini di analisi e perturbazioni di ecosistemi sociali dei loro predecessori.
L'approccio al confronto tra competenze iperspecializzate e consolidate e quelle di tipo orizzontali e olistiche, creano in genere una tensione caotica, che certamente alla conferenza di  Santa Fè  avrebbero apprezzato tantissimo, e certamente in un loro convegno avrebbero apprezzato tantissimo figure leggendarie come quella di Ramanujan , una figura romantica e affascinante, semi autodidatta, scoperto per caso dal ben più famoso matematico di Cambridge Hardy, è stato probabilmente il più grande matematico del '900, ma forse in assoluto il più grande, scoprì con un approccio differente teoremi e congetture matematiche degli ultimi 3 secoli, purtroppo per lui moltissime di queste erano già state scoperte, ma lui non lo sapeva!

L'importanza di non tagliare verso il basso e nemmeno verso l'alto come fa la Natura spesso, (almeno così sosteneva Konrad Lorenz) è fondamentale, negli ecosistemi aperti, si va in cerca di talenti ovunque, accettandoli per come sono e per quello che possono dare, secondo le loro metriche, le loro convenzioni, perchè ciò che conta è il confronto, la contaminazione, il crossover esperienziale.

Nel mio barcamp ideale, poi non dovrebbe mancare un'altra figura borderline e leggendaria, un matematico russo, che ha dimostrato la congettura di Poincarè uno dei 7 problemi insoluti della matematica di questo secolo, rifiutando la ribalta, il successo, cattedre prestigiose, ma anche 1 milione di dollari; appagato da quello che ha e dal contributo che sa di aver dato all'umanità nella risoluzione di quel problema.

Gli fa da contralto un altro matematico, più ortodosso di Grigorj (pur non essendolo a differenza di Grigorj, ma questo è un divertente paradosso! ) docente a Princeton che ha risolto anni fa il teorema di Fermat da cui sono partito.

Il motivo per cui scrivo queste cose in merito a figure brillanti ed eminenti che hanno dedicato anni di studio nella risoluzione di problemi complessi con soluzioni altrettanto complesse, è che l'incipit di questi problemi erano apparentemente semplici e questo sembra una costante nei sistemi complessi, che vengono generati da condizioni iniziali semplici.

Entrambe queste soluzioni sono emerse da contest in crowdsourcing lanciati da eminenti Isitituti matematici, il cui obiettivo era di far emergere le soluzioni aprendo le possibilità non solo a matematici professionisti ma teoricamente anche a dilettanti di talento.

Ricapitolando allora, abbiamo
- Specialisti brillanti in grado di confrontarsi su problemi complessi
- crowdsourcing allargati che possano far emergere trasversalmente tali soluzioni brillanti
- Problemi e visioni  di carattere sociale per migliorare il mondo in cui viviamo, vissuto tanto da specialisti quanto da uomini della strada

Probabilmente combinando e mixando bene questi ingredienti, utilizzando un pò di reti orizzontali e paritarie, emergenza di talento, studio di sistemi complessi, ma anche problemi da enunciati semplicissimi che possano essere sottoposti praticamente da chiunque abbia una certa visionarietà, forse ci permetterà di individuare il format giusto per realizzare ecosistemi aumentati che generino valore nel territorio.
Non so come si chiamerà questo format e mi interessa anche poco, ma mi piace pensare che se un semplice pinco pallino visionario, pone un problema semplice con una metafora di un cubo di rubik, ad esempio, metafora della complessità delle interazioni socializzanti, con ricadute impattanti nell'ecosistema che stiamo considerando in termini di ottimizzazione delle risorse e creazione del valore, e dall'altra parte talenti ortodossi o borderline, outsider, o altro contribuiscono a trovare la soluzione complessa a questo problema apparentemente semplice, allora non dovremo mai preoccuparci e temere di aver perso tempo.

I format vanno e vengono, il 30 gennaio, non ero affatto contento della mia presentazione nel Pitch Club, e lo scrissi qui, limitatamente a quell'evento non mi aveva permesso di esprimermi come volevo, costringendomi a scherzare su cose che mi stanno molto a cuore e su cui sento il peso della sofferenza di un territorio; ma quell'esperienza me la sono comunque portata a casa, mi ha arricchito, probabilmente ha contribuito a migliorarmi. E' stata utile e dannosa al tempo stesso, relativamente all'evento dannosa, in un percorso più lungo esperienziale notevolmente formativa.
Dove sta la verità allora? probabilmente il Pitch Club non va bene per una presentazione, che merita tempo, rispetto, attenzione, ma sicuramente va benissimo come palestra, trainer, per rafforzarsi.
Come uscire dall'empasse allora? ad esempio con una sessione dedicata al trainer e gioco delle presentazioni, seguita da una sessione di presentazioni più ortodossa.

Ma anche in questo caso, la sintesi tra ordine e caos crea un quid di valore :-)


Concludo con una frase di Einstein "Non esitono grandi scoperte nè reale progresso finché sulla terra esiste un bambino infelice".









1 commenti:

Alberto Cottica | 11 luglio 2010 alle ore 11:54  

Walter, hai assolutamente ragione sul fatto che i percorsi individuali ti avvicinano e t allontanano da tante cose, compresi i formati degli incontri pubblici. Io l'ho anche scritto: i Barcamp mi sono stati molto utili per completare il livello principianti, adesso cominciano a servirmi meno.

Invece temo che tu abbia torto sul progetto Manhattan e i Chicago Boys. Sul primo ho letto, e ti assicuro che i fisici erano molto consapevoli di ciò che stavano facendo: del resto la possibilità teorica della bomba era nota da tempo, i nazisti ci stavano lavorando e l'intelligence americana credeva - a torto - che fossero sul punto di costruirne una. Con questa minaccia incombente, Fermi etc. lavoravano giorno e notte! Gli scrupoli etici continuarono ad aggirarsi per Los Alamos nel dopoguerra, tanto che George Cowan, il primo presidente del Santa Fe Institute, era proprio uno di Los Alamos che aveva lavorato nel gruppo di Fermi (la pila atomica). Uno dei suoi obiettivi nel mettere in piedi l'Istituto era quello di riflettere sulla "Global Survivability" e se possibile aumentarla.

Sui Chicago Boys non ho letto molto, ma sospetto che avesssero le idee molto, molto chiare.

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