11 gen 2011

Sull'emergenza rifiuti, la risposta è ..Rifiutiamo questo Sistema..

11/01/2011





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Taranto rappresenta come il sistema capitalistico in Europa (e conseguentemente a livello internazionale) sia arrivato ormai al collasso, ha creato debito con prodotti finanziari (Boc e swap che le banche hanno concesso al Comune, ben consapevoli che avrebbero indebitato ulteriormente le casse comunali), questo è stato funzionale per costringere a svendere altre porzioni di territorio e aggredire le risorse naturali, non rispetta nemmeno le stesse regole che si è dato, si concede libertà di inquinare, degenera il lavoro a mobilità e disoccupazione, ma a queste emergenze continue (occupazione, ambiente, salute) si contrappone una società che sta Emergendo!

- Si sta formando un'intelligenza collettiva in grado di scambiarsi informazioni, accedere a a dati, in grado di elaborare analisi, si percepisce senza futuro e pensa di  avere come unica possibilità quello di costruirselo, sia con la lotta, impedendo o rallentando il processo di aggressione, verso il lavoro, le risorse pubbliche e  naturali del territorio che viene mercificato e diviene funzionale al processo di accumulazione capitalistica sempre più in affanno; sia autorganizzandosi a livello sociale ed economico, elaborando proposte per ridisegnare una società diversa, consapevoli che in un Villaggio Globale interconnesso, le soluzioni locali devono essere messe in rete e collegate con altre realtà affini in Italia e all'estero.

Taranto rappresenta uno dei punti di massima espressione dell'aggressività del sistema capitalistico avanzato in Occidente, che ha vissuto per anni una rendita di posizione legata a risorse materiali e finanziarie estorte ai 3/4 del pianeta.
La concentrazione di interessi nazionali e internazionali su Taranto è spaventosa:
Interessi geostrategici militari, produzione e passaggio di imponenti gasdotti, raffinerie di petrolio, produzione di acciaio, di energia, grandi impianti fotovoltaici disseminati nel territorio e senza alcun vincolo ambientale, piastra logistica intermodale delle merci provenienti dal Sud Est asiatico per l'Europa, cave ancora attive ed operanti che diventano discariche finito il loro ciclo, per accogliere le merci che arriveranno nelle piastre logistiche che si trasformeranno in rifiuti anch'essi finito il loro ciclo.

I processi di delocalizzazione, resi possibili dall'invenzione del microprocessore negli anni '70 hanno allungato il ciclo di vita di questo sistema, ma non ne hanno eliminato le sue contraddizioni, sia in termini di accumulazione dei profitti, sia in termini di attacco alle condizioni del lavoro che è diventato sempre più precario quì e nei luoghi dove è stato delocalizzato. Il lavoratore è praticamente tenuto in schiavitù, riproponendo scenari di schiavismo che sono la peggiore condanna verso l'ipocrisia di chi legittima questo stato di cose.

Ma come avviene spesso in natura ad una forza si genera una forza uguale e contraria, per cui l'estrema delocalizzazione e parcellizzazione delle unità produttive e la mobilità della forza lavoro, sta facendo emergere nuove unità produttive autorganizzate, collegate in rete tra di loro, in grado di operare a livello territoriale ma con una consapevolezza globale e in rete, come è già avvenuto per il sistema operativo Linux e Wikipedia, sistemi nei quali l'intelligenza collettiva ha fatto emergere un modello organizzativo ed economico efficiente e funzionante, su scala internazionale.

Il prossimo passo sarà trasferire questa capacità organizzativa ed economica sul piano della produzione di servizi e beni per il territorio, in tante unità decentrate e interconnesse tra loro, in grado di produrre beni di prima necessità, beni di utilizzo e servizi secondo nuove logiche, secondo nuovi modelli di efficienza e resa sociale, inizialmente probabilmente con una visione localistica ma che interconnettendosi in rete con altre unità organizzative e produttive seguirà il modello già evidenziatosi con Linux e Wikipedia.

Allora noi a Taranto abbiamo un compito storico ed epocale probabilmente, 
O scegliere di  accettare di divenire  la manifestazione del punto più basso e selvaggio che il Sistema Capitalistico riserva al territorio e ai suoi abitanti, soprattutto lavoratori, precari, disoccupati e studenti, che sta intaccando Taranto ma poi passerà inevitabilmente ad altri territori nazionali ed internazionali che hanno condiviso la stessa sorte di indebitamento ed assenza di prospettive socio economiche.
E ne avremo tutti la responsabilità politica, sociale e storica!

O prendere atto con determinazione e coscienza dei processi in atto che colpiscono il nostro territorio e determinano la linea di sviluppo del nostro futuro, fermarli o quantomeno cercare di rallentarli e rendere sempre più difficile e costoso in termini economici questi tentativi subdoli e antisociali di imporre scellerate scelte socio-economiche ai danni del territorio e dei suoi abitanti.

Ed in parallelo organizzarsi in unità di produzione territoriale di beni e servizi, strettamente collegati e interconnessi col territorio, per come stanno emergendo a livello internazionale, in grado di operare sull'approvvigionamento dei prodotti di prima necessità direttamente dal territorio, questo per creare una risposta concreta alla Grande Distribuzione che condiziona e impone un certo modello di sviluppo.
Per cui è necessario anche avanzare sulle bonifiche, sulla produzione di forme di energia, ma in piccole unità produttive non impattanti col territorio, l'energia deve essere decentrata e distribuita e questo è già possibile ora e non controllata da pochi e grandi gruppi monopolistici.
I servizi devono poter creare interazioni socializzanti, trasformare molti di quelli che ora consideriamo merci o beni di proprietà in servizi per la collettività.


Partendo quindi dai rifiuti, cioè il ciclo finale di accumulazione delle merci nella società, per rimettere in discussione e ridisegnare non solo il servizio secondo un processo di Rifiuti Zero, ma in generale per contrastare un sistema economico che oramai è in grado di dare solo Futuro Zero.
Iniziare a ridisegnare processi sociali in merito a:
- Ciclo integrato dei rifiuti (Rifiuti zero) , partendo a valle dalla riprogettazione dell'erogazione dei servizi e dei beni, per arrivare nel giro di anni all'obiettivo di rifiuti zero, ovvero un rapporto armonico con le risorse del territorio e loro utilizzo più efficace e naturale.
- Energia, pulita ed in unità decentrate, nelle diverse forme già disponibili e che l'innovazione tecnologica apporterà.
- Agroalimentare, filiera corta e gruppi di acquisto solidale, che favoriscano e facilitino il processo di produzione di materie prime alimentari e loro distribuzione nel territorio mediante gruppi autorganizzati.
- Progettazione e autoproduzione di beni materiali e immateriali (servizi), forniti dal territorio per gli abitanti del territorio, in base alle evoluzioni tecnologiche in atto e sempre più economiche nei prossimi anni. Oltre all'allungamento del ciclo di vita delle merci prodotte mediante tecnologie aperte e condivise.
- Il trasporto in treno è un servizio (certamente migliorabile, da riprogettare per il territorio e col territorio), il trasporto collettivo in bus, tram, metro è migliorabile, da riprogettare anch'essi col territorio e per il territorio.
Ma è l'auto l'anello debole della catena, decenni di propaganda consumistica hanno portato soprattutto in Italia, a considerare l'auto come uno status symbol, un feticcio da adorare come un totem, mentre l'auto non è niente altro che un mezzo che eroga un servizio, di collegamento verso tratte distanti e difficilmente interconnesse da servizi pubblici.
Per cui il processo deve facilitare forme di car sharing e car pooling in cui nel primo caso l'auto diviene un servizio che possa essere ripartito per unità di tempo tra più utenti in maniera asincrona (in differenti momenti temporali) e in parallelo favorire il car pooling ovvero auto private che facciano tratte in comune condivise con più persone.

O invertiamo il processo da Taranto o il destino dell'Europa sarà stato già scritto a Taranto, stiamo proponendo le soluzioni per come emergono a livello internazionale e secondo processi autorganizzativi, se questo non verrà accettato o ascoltato è inevitabile che si sarà scelto uno scontro traumatico tra un Sistema economico che vuole avvantaggiare pochi gruppi di interesse e un sistema che mette in condivisione le risorse e fa emergere le migliori soluzioni a beneficio di tutta la comunità.

Non abbiamo che da perdere le nostre catene, per un territorio e una società 
di Produttori liberamente associati.

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