31 dic 2010

- 80 Credito cooperativo di San Marzano..e quell'amaro in bocca.

31/12/2010





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Un paio di giorni fa, per continuare il mio tour nei confronti di istituti di credito, per poter finanziare i miei progetti, mi sono recato presso gli sportelli della banca di Credito Cooperativo di San Marzano (Ta), filiale di Taranto. Da poco aperta e strettamente collegata alla camera di commercio di Taranto, per lo meno il contatto con aspetti della vita reale ancora dovrebbe esserci.

Espongo subito le mie richieste, 35 mila euro per avviare, una piattaforma web, almeno nel primo step, che possa già essere autosostenibile economicamente, al centro di un vero e proprio sistema di Start up, associazioni, centri di ricerca, integrazione di servizi per Puglia e Basilicata e non solo.
Le referenze si possono leggere sul documento progettuale che porto in dote, corredato di alcune mappe concettuali, che in realtà mi rendono più uno shamano di servizi web 2.0 e di nuova concezione, che non un soggetto a cui dare soldi.

Come mi riuscì alcuni anni fa, accompagnando un mio amico di origine siciliana, che a Bologna voleva aprire una ditta di edilizia, entrammo in una filiale di una banca (credo Unicredit), io vestito da improbabile impresario di basso profilo e lui praticamente con gli abiti di lavoro, cioè sporchi con chiazze di calce, cemento e silicone.
Bene non fu difficile convincerli a prestarci, praticamente senza molte garanzie se non l'apparenza di lavorare in un settore redditizio e certo come quello dell'edilizia nella "opulenta" Emilia.
Gli bastò accentuare il suo accento siciliano, che probabilmente nella mente del promotore bancario rappresentava certezze di subforniture di appalto, una persona come me che scimmiottava la figura dell'avvocato-contabile-ragioniere-impresario-fac totum che si potrebbe trovare in qualche romanzo di fine '800 nell'Italia che fu, ma che forse c'è ancora...e 10 mila euro per materiali e comprare un camioncino usato arrivarono.




Paradosso 1. 
Non essendo un lavoratore dipendente, ma ovviamente una ditta individuale/freelance, chiaramente non dispongo di busta paga o garante del rapporto di lavoro, per cui potrei avere contratti a 1-2 anni, al massimo di collaborazione.
Bene potrei avere un prestito in questo caso solo se: estinguessi il prestito nella durata del periodo del contratto. Esempio contratto di 20-30 mila euro biennale, dovrei estinguere il debito in 2 anni, in pratica consegnare loro il lavoro di due anni, e sopravvivere alla meglio, per un prestito di quella entità!

Paradosso 2.
Nel caso trovassi un garante, come ad esempio potrebbe essere mio fratello, che crede nei miei progetti, da sempre, che lo facesse con un bene immobile (visto che è in un certo senso un freelance anche lui), del valore diciamo di 120 mila euro, bene questo immobile essendo di un valore molto superiore rispetto all'entità del credito, esporrebbe la banca al rischio, che qualora il beneficiario del credito (cioè io) non pagasse, la banca non potrebbe sottrarre un immobile di un valore così superiore, per cui con un 'ipoteca così alta,  risulterebbe paradossalmente poco garantita! 

Mi piacerebbe poter arrivare a proporre alla banca in questione, l'idea di sviluppare un servizio per il 50% degli italiani sotto i 40 anni che si trova nelle mie condizioni e sviluppare servizi di valore per il territorio, ne ho accennato già qui, ma devo prima pensare allo step 1, ovvero riuscire ad avere i 35 mila euro, senza dover impegnare un rene.

Mi congedo dandomi appuntamento, col gentile giovane direttore di filiale, per l'anno nuovo, ci scambiamo gli auguri e mi ricorda che è importante stabilire buone relazioni, già proprio vero, LoAd Strategie Collaborative ha proprio questo come missione, ma evidentemente non ha visto i grafi delle relazioni di LoAd e non le deve aver mai confrontate con quelle delle realtà a cui in passato hanno dato credito.

Me ne vado un pò speranzoso e un pò con l'amaro in bocca, proprio come il liquore San Marzano, dell'omonima banca.


















28 dic 2010

- 82 ...E mi sovviene un'idea per cambiare l'accesso al credito - diario di bordo

28/12/2010





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 Il post che segue, è parte di una discussione sul gruppo progettuale Fund For Culture in Kublai, sul quale ero già intervenuto postando una mappa concettuale per strutturare un possibile servizio complesso e articolato di crowdfunding, insieme al team di sviluppo, che ha aderito al Peeripato.
In questa discussione mi spingo a integrare in quella mappa, un ipotetico servizio di funding di prossimità legato a conti correnti associati a un progetto.
La discussione parte da questa considerazione qui.
La politica media su dei processi economici, per cui quello che vediamo sono l'effetto di processi economici che ne sono la causa, da riforme sull'istruzione, a riforme sul lavoro, allo smaltimento di rifiuti o altro nascondono interessi economici che cercano più o meno un consenso o la costruzione dello stesso mediante la politica, per cui è solo provocatorio pensare a una costruzione di consenso utilizzando denaro dal popolo vs denaro di chi detiene il "vapore" o gli interessi economici.

Se rimaniamo in tema di Funding, diciamo che il vero potere del funding e di quello che Alberto dice citando Shirky è la capacità di creare gruppi su internet..bene questa capacità si può e si deve tradurre in servizi mediati con alcune banche, capacità di spostare conti correnti verso quelle banche (crediti cooperativi, banche popolari, banche etiche, piattaforme di prestiti in peering, ecc) che permettano a fronte di capacità che ogni progettista ha di spostare conti correnti di amici e parenti su piattaforme che accettino di riservare e monetizzare questo servizio di advisoring a favore del progetto. Questo si tradurrebbe in un servizio di finanza e di credito di prossimità, in cui se credo nel progetto del mio amico mi  basta spostare il mio conto corrente verso l'istituto che si impegna a riconoscere una quota di "advisoring" al suo progetto anzichè al suo promotore finanziario.

In questo modo inizi a scardinare i meccanismi delle banche che finanziano solo il consumo e non chi vuole investire in progetti (spesso non associato a lavoro dipendente, del resto è ovvio che se vuoi realizzare un progetto non vuoi essere dipendente, quindi è un meccanismo perverso da cambiare). Le banche che accettano questo meccanismo avranno nuovi conti correnti e saranno un punto di riferimento nei confronti di processi aggregativi, etici e di progettualità legati a quei conti correnti.

I progettisti leva iniziale di questo meccanismo, con delle revenue al proprio progetto, legate alla capacità di spostare conti correnti su tali banche potranno iniziare a creare progettualità nuova, libera indipendente.
Queste nuove opportunità economiche e progettuali, si tradurranno in nuovi servizi, nuove logiche di affrontare i problemi sociali con servizi innovativi e la politica in genere deve prendere sempre atto delle innovazioni sociali in atto, anche quella corrotta!

24 dic 2010

Comunque un brindisi a quello che più vi sta a cuore...

24/12/2010





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Facciamo così, imbandisco un buffet self service in cui ci metto degli "auguri" per chi se li vuole prendere, dei "non auguri" per chi non vuole riceverli e dei cassetti con dentro i vostri sogni per chi li vuole aprire...In ogni caso brindiamo assieme ...con questo video 



20 dic 2010

- 90 Richiesta di accesso al credito da Bancoposte Spa - Diario di bordo

20/12/2010





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Avvertenza: questo racconto si basa su fatti reali, in ogni caso è la libera interpretazione di un cliente che ha chiesto un servizio, non può e non deve essere preso come valutazione economica e professionale di un servizio creditizio al cittadino.


Oggi mi sono recato presso la mia banca, Bancoposta, a cui 7 anni fa ho voluto dare fiducia, credendo nel loro piano di ammodernamento e ristrutturazione, una banca di prossimità legata al territorio, vicino alle esigenze dei giovani, non solo a quelle dei pensionati che come mia nonna di 93 anni si recano come un rito ogni mese a incassare la pensione.

Ho parlato con 2 responsabili dell'area commerciale, è stata la seconda volta in 7 anni, la prima era avvenuta per un cambio di residenza avvenuto in 3 anni di domiciliazione della posta, compresa quella relativa alle loro comunicazioni.

 Subito ho chiarito le mie esigenze, mi servono 30-35 mila euro per avviare una piattaforma web che sia al centro di vari progetti alcuni di questi già attivi, ed altri in attesa di implementazione.
Senza chiedere ulteriori informazioni su che genere di servizi erogassi e intendessi implementare mi sento chiedere se avessi dei garanti...a cui ho risposto, il prestito è per la mia ditta e garantisco io (non posso farlo con un rene, ma volendo ci si poteva mettere d'accordo!).

Evidentemente se non sei un lavoratore dipendente o pensionato, il Bancoposta necessita di garanti, se hai una ditta e non disponi di un contratto a tempo  indeterminato. Il punto è che il mondo è un tantino cambiato rispetto a quando venne istituito il credito da loro concesso, visto che ormai il 50% e più degli under 40 non dispone di un contratto a tempo indeterminato.

In ogni caso sollevo due dubbi, il primo è ma voi se un lavoratore è a tempo indeterminato vi accontate quindi della garanzia della sua azienda...cioè date per scontato che per un tempo X questa azienda vada bene, non licenzi, non metta in cassa integrazione o altro, cosa che non è realistica nella moderna economia (purtroppo!).

Seconda cosa, ammettiamo che venga l'imprenditore di successo dell'azienda X da voi, e vi dica, voglio un prestito, be chi è il suo garante?
Il suo reddito mi sento rispondere, ovvero lo stato di salute della sua Azienda.

In pratica  per erogare un prestito di media entità ad un libero professionista o imprenditore, si baserebbero sul gettito fiscale dell'azienda, ma immagino senza utilizzare sofisticati servizi di rating finanziario, quelli non vengono utilizzati nemmeno a volte per i grossi prestiti a grosse società, figuriamoci per un prestito di bassa entità diciamo sotto i 100 mila euro.
In pratica è un pò un fidarsi dei bilanci della società, senza poter in realtà verificare sia lo stato di esposizione reale e creditzio della stessa o eventuali debiti reali.....a questo punto mi chiedo si fidano di chi movimenta flussi di cassa e vedono solo i flussi senza la reale esposizione e non si fidano di chi ha idee, progetti, relazioni, asset intangibili, ma ha pochi flussi di cassa ma evidentemnete anche poche esposizioni debitorie.

Prima di congerdami ribadisco, sia per Poste Italiane che per Deutch Bank che è in realtà il vero ente creditizio che realizza crediti, che in quanto cliente affezionato da 7 anni, con i cui soldi depositati avranno generato interessi e profitti quindi, non mi sentivo soddisfatto dal loro servizio, che quindi a me e al 50% di under 40 in Italia come me non era utile e che fra una ventina di anni in cui in Italia i pensionati (eccetto mia nonna di 93 anni, fossero insomma trapassati), be il loro modello non avrebbe retto a lungo.

Gli faccio vedere col palmare al volo una piccola mappa, un sistema di crowdfunding che potrebbe colmare queste lacune appunto, un sistema di finanziamento relazionale, di amici e parenti a te prossimi che investono e credono nel tuo servizio, nel tuo progetto, che sarebbero disposti a concentrare i loro fondi in un deposito che possa aiutarti appunto e vicendevolmente farlo anche con loro.



Mi chiede uno dei supervisori, già ma che garanzie dareste? Intanto quella di condividere un'esperienza di progetto, sapere dove abita chi sto finanziando e lo "vado a trovare sotto casa", gli offro un caffè, posso lavorare con lui, realizzare già delle relazioni di valore, anzichè ora finanziare non so chi e non so cosa...
Mi guarda e mi dice mi hai fatto pensare a molte cose...

Già gli do gli auguri di buon anno, sapendo che non riceverò nemmeno un'agenda 2011quest'anno dal mio Bancoposta.

































16 dic 2010

-94 Giorni alla chiusura dei progetti - Diario di Bordo.

16/12/2010





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Tre giorni fa insieme a Giovanni D'Aloia aka Jo Kino, di Kinovan, abbiamo fatto partire questa iniziativa, abbiamo inserito un conto alla rovescia associato ai nostri progetti, segnava 97 giorni, dopo di che in questi 3 mesi se non fossimo riusciti a trovare finanziamento ai nostri progetti, li avremmo chiusi.

 Ho postato sul mio blog, che in genere non viene mai commentato da nessuno, come molte cose che scrivo, progetti compresi, non so mai se sono apprezzati, capite, lasciano stupore o altro.

Ma non ho mai cercato applausi e consensi per cui mi importa solo sapere che ci sia ascolto e comprensione.
Evidentemente ciò è avvenuto, al di là dei numerosi commenti ed attestati di stima e di aiuto che sono arrivati, sia nel blog che in privato, segno tangibile che questa narrativa (cliccate sul conto alla rovescia), in effetti tocca le corde di un sentire comune, nell'era della precarizzazione dove mai come ora si fa sentire forse più del medioevo la divisione sociale in classi. Chi lancia degli ultimatum di questo tipo, sfidando a uscire allo scoperto, amici, nemici, franchi tiratori, detrattori, alleati, simpatizzanti e lacchè, diventa nell'immaginario collettivo un moderno Don Chisciotte, ma qui non ci sono idealisti che hanno la testa fra le nuvole, il meccanismo si è inceppato, i processi di accumulazione a livello mondiale sono fermi, per cui gli idealisti sono coloro che pensano che il Sistema così come è possa reggere a lungo, ormai sta implodendo è chiaro.

Noi vogliamo solo provare ad andare in una direzione, processi che ottimizzano risorse, aprono nuove frontiere, vogliamo sperimentare, se sbaglieremo ne pagheremo le conseguenze ma sarà un danno indolore nella Società, ma se invece avremmo contribuito a ottimizzare le risorse, a facilitare processi collaborativi, forse e sottolineo forse, saremmo stati molto concreti e pragmatici, dialettici con i processi socio-economici in atto. Altri insieme a noi, dopo di noi, saranno più bravi a correggere il tiro, a completare questo processo complesso e delicato che rappresenta una sfida non solo in termini personali e piccolo borghesi, ma in termini di accesso alle risorse, loro condivisione e sui modelli organizzativi.

Ci metto la faccia e porto in prima persona questa che considero una battaglia, che non è personalistica e piccolo-borghese, pro domo mea,  se avessi voluto attivare una società, l'avrei fatto parecchio tempo fa, con escamotage, scambi di favore, e chissà in quali altri modi, in cui avrei messo a frutto la creatività per scopi e fini personalistici. Ma a chi avrebbe giovato? a me stesso e basta! Questo non mi importa, per cui ciò che mi sta veramente a cuore è individuare una strada, un percorso per cui persone che hanno idee, visioni, progetti, modi di organizzarsi condividendo risorse e idee, con la logica open source, possano avere la possibilità di realizzare questi processi, a maggior ragione se sono precari, disoccupati, di una classe sociale subalterna.

E' una sfida a cambiare le logiche del sistema capitalistico nella sua fase globalizzata e decadente, iniziare ad apprendere le forme di un nuovo modello organizzativo e collaborativo, così come i processi storici ce li stanno fornendo, con termini quali "social", "sharing", "peering", "wiki", "open source".
Se questo non verrà permesso a noi e ad altri milioni come noi, allora vorrà dire che il processo con cui questa società si evolverà sarà traumatico in maniera inevitabile.




Strategie Collaborative

                                                                                                           




                                                                                                                             

13 dic 2010

Ultimatum, Pronti a chiudere tutti i progetti!


13/12/2010










* Aggiornamento sullo stato del countdown qui 


O si avviano i progetti o si chiude baracca e si lascia l'Italia
Quello che vedete quassù è un conto alla rovescia, al termine del quale se non sarò riuscito ad avviare i tre progetti che hanno assorbito gran parte delle mie energie mentali e fisiche negli ultimi 4-5 anni, li chiuderò, prendendo atto che in Italia al di la delle parole e della retorica su meriti, innovazioni e start up, tutto questo in realtà è solo uno specchietto per le allodole.
Chiuderemo Footour, Oblok_Reload, Peeripato, Kinovan, se non riusciremo ad avviarle entro quella data!



1997 primo progetto chiuso
Sono stanco di essere preso come un fenomeno da baraccone, ho presentato già nel 1997 presso Spegea  società di consulenza di Tecnopolis il primo centro di ricerca, realizzato in Italia, un business plan di oltre 60 pagine e un progetto Co.S.Mu.S (Consorzio Servizi multimediali allo spettacolo) che venne considerato avveniristico e di grandi prospettive, aveva in se già i prodromi di servizi come Myspace e logiche da Last Minute che vennero introdotti l'anno successivo. Occorrevano 250 milioni di vecchie lire, ma le agevolazioni all'epoca finanziavano solo Agricoltura, Turismo e Artigianato. Il team si sfaldò  e ognuno seguì la sua strada.

2000-2001 la presa in giro di Sviluppo Italia, IG Students
Con rammarico lasciai perdere, entrai con entusiasmo nel progetto IG students, una costola di Sviluppo Italia per insegnare l'autoimprenditorialità, vennero impiegati 2000 tutors, io ero uno di quelli per apprendere dall'esperienza, come realizzare un 'impresa creativa, sia per se stessi sia per i beneficiari studenti del penultimo anno.
La società presieduta da Carlo Borgomeo, ora dirigente della Fondazione Sud, da Spa si scorporò in 20 srl terrtoriali, anticamera per dichiarare fallimento, e io come altre centinaia di tutors non venimmo pagati, io per 2 anni per un totale di 12 milioni di vecchie lire...che dire un ottimo esempio di come si gestisce un'impresa, dichiarando fallimento e non pagando i propri collaboratori, o no Borgomeo?

2003 operazione, lavoro autonomo ed ennesima presa in giro.
Venni ricoverato per una peritonite perforata una notte tra il 31 marzo e il 1 aprile, alle 23.30, diagnosi postuma morbo di crohn, probabilmente scatenata da dispiaceri, oppure vaccini, oppure otturazioni al mercurio, ne avevo 5 che ora ho perso e che non curo perchè mi tengo i soldi per investirli nei miei progetti.
Al secondo giorno di ospedale reagii in maniera brillante, ebbi un'idea di un sistema di modulazione di requirements consulenziali, da più società e anche da eventuali freelance, la sviluppai insieme al mio amico e socio di sempre, dai tempi di Cosmus, ora in IBM.
Presentammo il progetto a un professore e consulente di una municipalizzata bolognese, il prof. rimase sbalordito dal progetto, entusiasta ci disse che ne sarebbe nata una spin off, ma non abbiamo saputo mai più nulla e francamente ho preferito impegnare il mio tempo e le mie energie in altre idee e progetti che indagare su come avesse utilizzato il progetto.

2005 Categorizzazione di una business directory.
Rabbia e un pò di follia mi spingono a lavorare di notte con un gprs di connessione a creare categorie ontologiche per community e aziende, 1500 con diverse aziende catalogate e descritte manualmente, che ancora a distanza di anni rappresentano un valore per la stessa che è apprezzata e attrae nuove iscrizioni.
Oblok si chiama, avremmo dovuto potenziarla, ma difficoltà croniche in Italia nel accedere a finanziamenti a progetti del genere, inesperienza e timori da parte dei partner progettuali una piccola web agency di 3 persone, che in Italia arrancano e sono in equilibrio instabile sempre sulla soglia di sopravvivenza, ci hanno costretto alla stasi progettuale per troppo tempo.


2007 Trasferimento a Taranto.
Dopo anni in cui sono stato fuori Taranto, ritorno anche per problemi di salute e familiari, concentrando le mie attività di ditta individuale con clienti e progetti non locali, l'amara beffa è stato tornare e dopo 1 mese la mia città viene dichiarata in dissesto economico. Certamente non un clima facile, per una città che è agli ultimi posti in tutte le classifiche di ricchezza e di vivibilità.

2008-2010 Collaborazione con Kublai
Inizia casualmente la collaborazione con Kublai, che mi ha permesso di crescere umanamente e professionalmente, avere un quadro sistemico dei cambiamenti in atto, una speranza di processi che si possono evolvere e territori che possono rinascere.
Il mio Karma nel 2009 poi mi rimette sul mio percorso nuovamente l'ex Sviluppo Italia, col nome ora di Invitalia, un team di valide persone divengono i riferimenti per un modello di lavoro a distanza che mi da la speranza di sentirmi utile per altri che come me avessero avuto le mie stesse esigenze, sperando che potessero avere migliore sorte.

Sono anni bellissimi di tante esperienze che provo a condensare, dopo tante cadute e correzioni, errori e tiri spostati e aggiustati, nel Peeripato, un 'ecosistema e una visione di quelle che potrebbero essere alcune delle nuove dinamiche collaborative in atto tra diversi attori sociali, freelance, imprese creative, centri di ricerca, ecc. Ho impiegato tempo, migliaia di ore di lavoro, notti quasi insonni, tonnellate di documenti progettuali, bozze, mappe, chilometri macinati, ho messo sempre tutti i progetti prima dei miei bisogni, ho affrontato privazioni enormi, senza considerare che solo quest'anno ho dovuto affrontare 3 colonscopie e una cura con immunosoppressori che è particolarmente pesante per me. Ma sono andato sempre avanti, sempre e quasi solo, senza chiedere niente a nessuno, nemmeno ciò che mi spettava, perchè per me se mi fido di qualcuno basta la parola e il resto lo farà la sua coscienza.

La gioia del Festival dell'Innovazione 
E' stato emozionante essere andato al Festival dell'innovazione, a portare una nuova visione, ad essere finalmente ascoltato come non mi era successo negli anni precedenti.
Ma sono stanco e non mendicherò mai nulla, vedo soldi pubblici sperperati in maniera ignobile, il disprezzo del lavoro e della salute nella mia città e nel mio territorio, diventato cloaca dell'Italia, di veleni, di ogni tipo che ci stanno ammazzando. Sento parlare di riconversione, di nuovo, di innovazione, ma poi sul piatto della bilancia vedo da una parte fondi dati a imprese old style, che non hanno alcun rispetto della dignità dell'uomo e dell'ambiente, mentre io in trincea non ricevo nemmeno rifornimenti, cibo, munizioni, nulla lasciato a marcire nel fango...ma non mi importa più.

L'amaro in bocca
Sono ormai vaccinato all'ipocrisia dilagante e ho imparato a riconoscere il valore delle persone da quanto sono disposte a vendersi, per cui a chi l'1 Dicembre al museo di Taranto mi ha chiesto, cosa sta facendo Kublai per le start up, rispondo che ci sta mettendo cuore e passione e relazioni, sicuramente non creiamo debito, non finanziamo multinazionali in franchising, non finanziamo società che dopo 5 anni lasciano come la Miroglio 1000 lavoratori per terra e delocalizzano gli impianti nell'Est Europa.
Piuttosto si chieda lei cosa state facendo per le start up di Kublai visto, che non dovrebbero esistere start up di serie A e di serie B o Zeta da emarginare, o peggio da boicottare.

Il mio è un grido di battaglia, un urlo doloroso di guerra, non ho bisogno di fondi di start up fatti per "soggetti svantaggiati" che strana contraddizione, come se possa essere realistico che chi è svantaggiato possa avviare una start up! al massimo si attivino fondi per "soggetti svantaggiati" e lasciamo semanticamente in pace il termine start up, per i visionari, chi ha idee, chi sa osare, provare a fare qualcosa di nuovo e inusuale.

La sfida alle banche.
Per avviare i tre progetti che seguo, che gioverebbero a un'ecosistema di almeno 20 altre realtà progettuali, non ho bisogno di grosse cifre, non ho bisogno nemmeno di agevolazioni, bandi o altro, sono stufo e stanco di questa burocrazia creata ad hoc per i soliti noti o che mi vede ormai come fuori quota, che beffa! ero troppo precoce 13 anni fa e ora sono troppo anziano! 

Andrò a chiedere prestiti a 5-6 banche tra quelle che fanno gli spot su prestiti a imprese, andrò li con tutto quello che posso offrire, non aver mai lasciato indietro una bolletta dell'utenze, non avere un debito, avere idee, progetti, e una rete di "intangible asset" che supera lungamente il milione di euro, ma che probabilmente nessuno commercialista di banca vorrebbe o riuscirebbe a quantificare, salvo poi realizzare prodotti finanziari con derivati e swap a dir poco alchemici.

Ho una ditta individuale LoAd, ho fatto consulenze in campi che stiamo ancora studiando, per diversi progetti, ho sempre ottenuto il massimo da quel poco, pochissimo o a volte quasi niente di cui avevo a disposizione, dovrei essere un esempio da imitare in natura e nell'economia, ma temo che mi diranno che non ci sono sufficienti garanzie per erogare 30 mila euro!

Segnalare le banche che non concederanno il prestito sui progetti.
Allora io ne farò un report, di tutte quelle che hanno rifiutato di credere nei progetti, in monitoraggio da parte di coach del Ministero dello Sviluppo Economico, di risultati tangibili, e segnalerò queste banche campioni di coraggio, che dovrebbero risollevare il Paese e aiutare i giovani, dimostrando probabilmente la loro natura, fatta di prestiti e indebitamento concesso a dipendenti, pensionati, soggetti che dovranno consumare e non investire in progettualità.

A questo punto se non troverò e non avrò questa opportunità che dopo tanti anni sto richiedendo, allora a malincuore e con la morte dentro, chiuderò tutti i progetti, soffocherò le mie idee, le mie visioni, mi rassegnerò ad un atteggiamento meno altruista, più individualista e cinico, più predatorio, più legato alla rendita economica, e forse mi rassegnerò ad andare via da dove sono nato, un luogo che probabilmente quelli come me li cerca a parole ma nei fatti li ha emarginati.

Buon Anno a tutti
Walter 



















10 dic 2010

Festival dell'Innovazione 2010 - Kublai e nuovi modelli di Enterprise2.0

09/12/2010



Presentazione di alcuni casi di studio progettuali in Kublai alla luce dei nuovi scenari per l'enterprise2.0.
Relatore: LoAd - Walter Giacovelli

Consigliato vederla in parallelo con la presentazione su Slideshare: http://slidesha.re/byLuD3


Nello slot, "Approccio wiki alle politiche pubbliche" con Alberto Cottica autore di Wikicrazia e responsabile del progetto Kublai, Annibale D'Elia referente progetto Bollenti Spiriti/Principi Attivi, Rossella Tarantino referente del progetto Visioni Urbane.



Per sapere come è nata la presentazione, andare al penultimo post che ha preceduto questo.

Per sapere cosa ha preceduto la realizzazione del corto finale, Il contagocce e due bicchieri, la notte del 30 Novembre andare al post precedente su questo blog.


8 dic 2010

Una notte di confronto, idee, progetti, poesia e visioni....

8/12/2010



 Lunedì 29 Novembre, con alcuni progettisti ci siamo ritrovati in Kublai per fare un pò il punto dello stato dei loro progetti e di possibili sinergie.

Ci siamo ritrovati tra progetti legati agli Urban Street Sport, in particolare Salento Fun Park e Cineskatepark.it, mancava purtroppo per impegni personali Libera Mariella con l'evoluzione del suo progetto 
ovvero una rielaborazione dell'antica giostra medioevale del suo Paese (San Gemini - Terni) nell'era degli Urban Street Sport.

Inoltre c'erano Vincenzo del Linux Club di Conversano (Ba) interessato a proporre insieme a Riccardo Rivarola di Pinocchio nella rete, possibilità e modelli didattici visuali e interattivi, basati su giochi, mondi immersivi (second life, ma soprattutto legati al mondo open source), video ed in generale forme di edutainment vario.

Sono arrivati successivamente il buon Pico, sempre molto attento e attivo su queste iniziative di confronto e Roma con un progetto basato sulla cioccolata al latte da spalmare, Nocchiole.

Report dell'incontro

Leo: è intervenuto dicendo le novità del Cineskatepark.it che come anticipato nella riunione ha messo online le nuove applicazioni per iphone, android, windows mobile, symbian dei contenuti realizzati allo skatepark. Ha dato il monito di non rimanere chiusi nel provincialismo e nel localismo per non essere poi costretti a emigragrare dalla Puglia come fece lui anni fa, per andare in giro per il mondo e poi tornare, a lavorare come consulente informatico per il ministero delle telecomunicazioni.

Titti: ha ribadito le novità del SFP, e come stia iniziando il processo di diversificazione dei servizi per il territorio e per le aziende (comunicazione, marketing, doposcuola, animazione eventi, audiovideo, ecc). oltre ad essere ormai un punto di riferimento locale e regionale nei processi partecipativi nel territorio.

Io: Ho fatto un pò il punto della situazione, del perchè vedessi molto bene una collaborazione tra gli urban sport e i progetti che si occupano di nuove forme e modalità educative e didattiche (utilizzo di mondi immersivi, mappe 2D, 3D, ebook, ecc..) coinvolgendo eventualmente professionisti presenti in Kublai (tipo Rossella Grenci) che operano nel campo della dislessia, della DSA alla luce anche del recepimento per legge di modalità di apprendimento differenziato. La proposta è stata accolta con molto favore da tutti.


Vincenzo: con Riccardo cercheranno di portare avanti la sperimentazione di metodologie possibilmente open source per facilitare sperimentazioni su contenuti digitali, mappe, mondi immersivi per facilitare forme di apprendimento interattivo e visuale, coinvolgendo in un primo momento alcuni nodi, (in primis appunto quelli degli urban street di Mesagne, Roma, speriamo Terni e altri contatti che hanno).

Philosofia: in base alla sua esperienza con i bandi e i finanziamenti, ha ribadito la necessità di strutturarsi in genere in forme associative o societarie adeguate per potersi accreditare nei confronti di eventuali bandi che richiedano determinate ragioni sociali od uno storico tracciabile delle attività svolte negli anni.

Subito dopo la riunione, mi è venuta poi l'ispirazione per una poesia, da utilizzare come soggetto di un contest segnalatomi da un amico giorni prima, con cui avevamo fatto un workshop sui filmaker presieduto da Marcellino De Baggis anche lui iscritto in Kublai. Ho avuto l'ispirazione, steso la poesia, siamo andati il giorno dopo ad un bar a prendere un aperitivo e abbiamo trovato lì il nostro cast, girato e poi montato e nel giro di poche ore, prima della scadenza il corto era pronto.

Il contest si chiama "Film your bar", e io ho filmato il mio bar preferito, con Stefano l'unità di misura della pressione di chi è in bilico tra ordine e caos....il BAR appunto. Nei dettagli del video, c'è la poesia per chi sa leggere tra le righe..
cosa che i dislessici non riescono a fare, anche se a volte tra le righe riescono a leggere benissimo!